Farsi raccontare l'esperienza del parto dalle varie donne è una fonte di grande riflessione per me.
In genere, sia che io lo chieda a delle pazienti o a delle conoscenti, la prima risposta impulsiva è "IO HO PARTORITO NORMALMENTE", frase che si lascia seguire da un lungo silenzio.
Se non c'è fretta e si aspetta un attimo, il silenzio viene seguito da una serie di commenti che evidenziano che quello che viene considerato NORMALE..in realtà non lo è affatto!
innanzitutto la maggior parte delle donne crede che si normale e fisiologico partorire nella posizione supina, non riflettendo invece sul fatto che anche una semplice e giornaliera evacuazione di feci non si effettua in quella posizione!!!!
Si ritiene anche normale assumere farmaci per aumentare le contrazioni considerate "inefficaci".
Non parliamo poi di varie acrobazie di medici e ostetriche (per fortuna non tutte) sulla pancia per SPINGERE questo bambino fuori!!!
Bisogna ancora una volta considerare il corpo una macchina perfetta e intelligente che sa bene cosa fare e quando farlo.
Sono spesso gli interventi esterni che possono complicare le cose!
La scienza ad oggi ancora non sa bene perchè il travaglio inizia. Si sa che ad un certo punto il bambino invia dei segnali ormonali alla mamma e il travaglio ha inizio.
Quello che invece si sa è che durante le fasi del travaglio in cui il bambino si incanala nella pelvi della mamma si instaura un meccanismo di reciproca stimolazione per cui il travaglio procede fino a concludersi con la nascita!
Quando l'utero, sotto l'azione ormonale, si comincia a contrarre ha lo scopo di far scendere il bambino verso il basso.
La testa deve cioè cominciare a percorrere e incanalarsi nella apertura superiore del bacino.
Questa è la prima fase del travaglio, in cui la contrazione uterina permette l'appiattimento e assottigliamento del collo.
Inoltre il sacro, che chiude posteriormente il bacino si piega verso dietro per poter ulteriormente allargare lo stretto pelvico superiore. La discesa del bambino in questa fase è agevolata e accelerata dalla semplice azione del camminare o fare le scale.
C'è ovviamente una spiegazione biomeccanica.
Durante il cammino, nel bacino si effettua un movimento alternato delle ossa iliache che, in associazione alle contrazioni uterine ( che seguono un movimento spirale dall'alto verso il basso) spingono il bambino verso il basso.
La posizione supina impedisce invece alle articolazioni del bacino ( che sotto l'azione ormonale risultano essere molto malleabili-mobili durante il travaglio) di potersi muovere liberamente.
Man mano che la testa scende incontra l'apertura inferiore della pelvi che risulta costituita dal pavimento pelvico.
Il pavimento pelvico è costituito dal sovrapporsi e alternarsi di tre strati muscolari e fasciali.
La spinta della testa del bambino su di esso stimola l'apertura e dilatazione del collo dell'utero.
Questa fase si deve concludere con la fuoriuscita della testa e del corpo del bambino.
Anche in questo momento ci sono delle posizioni fisiologiche che "aprono" lo stretto inferiore del bacino e che agevolano la fase espulsiva.
Tra le tante la posizone accovacciata si può assumere per questo scopo!!
Questa breve visione biomeccanica del parto forse può essere sufficiente per fare intuire che quelle che spesso vengono considerate contrazioni inefficaci sono solo la risultante di gesti non fisiologici.
In questi casi si interviene con farmaci che aumentano le contrazioni ( aumento del dolore) e spingono il bambino contro il pavimento pelvico, senza che si sia lasciato il tempo ad esso di rilasciarsi e aprirsi!
C'è da considerare un altro fattore anatomo fisiologico.
Posteriormente all'utero, durante la gravidanza, c'è il passaggio di due grossi vasi.
L'arteria Aorta addominale e la Vena Cava inferiore.
Questi sono i principali organi deputati alla circolazione arteriosa e venosa del bacino e arti inferiori e della placenta durante la gravidanza.
Nella posizione supina questi vasi vengono compressi dal peso del bambino, diminuendo l'afflusso e il deflusso del sangue.
Le conseguenze sono contrazioni meno efficaci, travaglio più lungo e diminuzione di apporto di ossigeno al bambino.
Gestire un travaglio con queste piccole conoscenze sarebbe molto utile alla donna per cominciare a comprendere che è vero che partorire fa male...ma non si deve soffrire!
Si può essere attive durante la nascita del proprio figlio, ci si può permettere di non delegare a qualcun'altro il momento più profondo nella vita di una donna.
La posizione ginecologica è un vantaggio esclusivo dell'operatore che sta "assistendo" al parto.
mercoledì, novembre 14, 2007
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